Una campagna di comunicazione ad alto impatto per promuovere la donazione di sangue
Avis Umbria lancia un forte appello per contrastare la riduzione delle donazioni di sangue registrata nell’ultimo anno: “Senza sangue e plasma non si salvano vite umane”. Un messaggio che enfatizza l’emergenza in corso e che proietta Avis in una dimensione linguistica meno istituzionale Donazione in calo… Avis Umbria corre ai ripari con una forte campagna di comunicazione: “Non lavartene le mani”
-2.570 donazioni nel 2020 e ospedali in grave carenza di scorta, con questa campagna si spera di sensibilizzare le persone verso la donazione di sangue
Un’emergenza nell’emergenza. E’ quello che denuncia AVIS Umbria, che si trova a registrare un grave calo donazionale:
- -2.570 donazioni di sangue intero;
- – 9,2% di plasma nel corso dell’ultimo anno (dati al 31 dicembre 2020).
Questo problema genera per gli ospedali una grave carenza di scorte e il servizio Immunotrasfusionale più in difficoltà è quello di Terni, che registra un calo del 15%.“
«Siamo difronte ad una gravissima carenza di scorte di sangue – fanno sapere i vertici di Avis Umbria –. Abbiamo bisogno dell’aiuto di tutti e per sensibilizzare tutta la popolazione abbiamo pensato di fare una campagna di comunicazione forte, scioccante, che toccasse le anime dei nostri donatori e soprattutto dei tanti che ancora non donano, un’idea per infondere coraggio, e allo stesso tempo esplicitare la richiesta di aiuto, senza sangue e plasma gli ospedali non riescono ad andare avanti». Gli ospedali, nonostante la ridotta operatività dovuta al Covid, sono in grave carenza di scorte, per questo motivo, Avis Regionale Umbria, si è rivolto all’agenzia perugina “Fattoria Creativa” (eccellenza nel settore grafico/creativo pubblicitario), per la realizzazione di una campagna di comunicazione sociale partita il 15 marzo con diverse vele pubblicitarie dislocate tra Terni, Narni, Amelia ed Orvieto, e dal 22 marzo a Perugia.
La campagna, dal titolo “Non lavartene le mani”, assomiglia quasi alla rottura di un paradigma culturale che in questo periodo si è diffuso nella nostra società, perché «lavarsi sbatte contro uno dei comportamenti che da mesi ci aiuta a contrastare l’emergenza pandemica – sottolineano da Avis Regionale Umbria -, giocando con una frase (“lavarsene le mani”) che, nella nostra lingua e nella nostra cultura, significa lasciare che siano altri ad occuparsene».
Il cambio di rotta, proposto da Avis Regionale dell’Umbria, nasce dall’esigenza di fare fronte a un vero e proprio stato d’emergenza. Proprio per questo si è deciso di utilizzare un’immagine di rottura: una mano sporca di sangue (da sempre simbolo della “colpevolezza”) per invitare tutti ad affrontare con coraggio l’emergenza, a non voltarsi dall’altra parte, a non lavarsene, appunto, le mani.
Un messaggio che, anche con alcune accortezze grafiche, enfatizza l’emergenza in corso (in questo caso non pandemica, ma di carenza di sangue e plasma) e che proietta Avis in una dimensione linguistica meno istituzionale e capace di parlare, con coraggio, in modo più diretto alle persone che possono fare qualcosa per la nostra comunità.